La discussione sulle aperture festive dei negozi e i dati sul lavoro domenicale

Attualità | News

Si avvicinano le festività natalizie e si accende la discussione sull’apertura dei negozi a Natale, Santo Stefano e Capodanno.

Federdistribuzione da sempre sostiene la necessità di garantire all’imprenditore commerciale, grande o piccolo che sia, la libertà di decidere se aprire o chiudere i suoi punti vendita, in ogni giorno dell’anno. E’ questo l’unico modo per garantire che il servizio che offre la Distribuzione Moderna Organizzata (DMO) sia allineato con i nuovi bisogni che si manifestano tra i consumatori.

Solo l’imprenditore è infatti in grado di coniugare al meglio le esigenze della propria clientela con i necessari equilibri economici che devono governare l’attività d’impresa. Ed è proprio questo bilanciamento che fa sì che non si verifichi un’apertura selvaggia dei punti vendita, come spesso viene invece dichiarato, ma si assista, nei giorni domenicali e festivi, ad aperture mirate e finalizzate, realizzate solo laddove sia realmente conveniente per consumatori e imprese.

Aperture domenicali e festive, dunque, come risposta alle mutate abitudini di acquisto e consumo delle persone, ma anche come reazione alla crescita delle vendite dell’e-commerce, una vetrina aperta 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. Una vetrina che non è sottoposta alle medesime leggi del commercio tradizionale, non dovendo rispettare le norme di regolamentazione delle promozioni e del sottocosto e che gode anche di vantaggi fiscali potendo pagare le tasse nei cosiddetti paradisi fiscali. Una concorrenza sleale che deve essere combattuta ed eliminata, adeguando la libertà di cui gode l’e-commerce anche al commercio fisico.

Un’ultima considerazione, ma di grande importanza. In Italia lavorano 4,7 milioni di persone la domenica: 3,4 milioni di dipendenti e 1,3 milioni di autonomi (commercianti, artigiani, ecc). Oltre a chi lavora nei servizi essenziali (ospedali, trasporti, ecc) vi sono anche quasi 700.000 persone in alberghi, bar e ristoranti, 330.000 nell’industria, ecce cc. Eppure nessuno protesta o si indigna per questi lavoratori anch’essi impegnati regolarmente nei giorni festivi e la domenica. Perché questo faro puntato solo sui lavoratori del commercio? Che differenza c’è tra una donna che serve ai tavoli di un ristorante, che stacca i biglietti in un cinema o un teatro o un museo e una cassiera di un supermercato? In questi casi non si parla di servizi essenziali ma di attività che rendono più piacevole la domenica, consentendo una migliore gestione del proprio tempo libero dal lavoro. Chi chiede la chiusura dei negozi la domenica deve avere il coraggio di chiederlo anche per ristoranti, bar, cinema e musei!

Articoli correlati