La lenta ripartenza della distribuzione non alimentare

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A un mese di distanza dalla fine del lockdown il passo dei consumatori verso l’acquisto di beni non alimentari appare ancora timido. I punti vendita delle imprese non food associate a Federdistribuzione registrano infatti un’affluenza più bassa rispetto all’era pre-Covid-19 con flessioni che oscillano tra il 30 e il 50%. Le ragioni sono presto dette: chi entra nei negozi punta a rispondere a un bisogno di beni ben preciso, andando a soddisfare le necessità precluse nelle settimane di lockdown; è invece debole la componente di acquisto d’impulso, fatto imputabile alla riduzione del potere d’acquisto e alle incognite legate al futuro economico delle famiglie già nel medio termine. Va inoltre aggiunta l’assenza di clientela straniera che, nei centri storici delle città e nelle località a vocazione turistica, crea non poca sofferenza.

Per garantire la massima tutela della salute di collaboratori e clienti i negozi sono stati dotati di tutte le condizioni necessarie, che hanno generato un incremento dei costi fino al 2%. La sicurezza messa al primo posto è una prerogativa della ripartenza condivisa e accettata di buon grado dai clienti, tuttavia gli ingressi contingentati al fine di evitare assembramenti, limitano ulteriormente l‘affluenza.

Una situazione che, dopo quasi due mesi di saracinesche abbassate e incassi azzerati (a fronte di costi fissi inalterati quali locazioni, assicurazioni, ecc), presenta ancora criticità.

Se la ripresa dovesse proseguire con un passo troppo lento, l’insieme di queste prolungate difficoltà porterebbe a una serie di ripercussioni. A fronte delle dinamiche attuali le previsioni per la fine 2020 stimano un calo delle vendite pari al 30% che andrebbe a generare un effetto domino con rischi di chiusura di imprese e punti vendita e impatti sull’occupazione, con possibili esuberi in base alla dinamica dei fatturati. Un quadro che frenerà inevitabilmente gli investimenti, con ricadute su economie locali e sull’indotto di piccole e medie realtà legate al mondo delle grandi aziende della distribuzione.

La seconda parte dell’anno sarà caratterizzata da un delicato gioco di equilibrio: da un lato se saranno incentivati i consumi, tramite il sostegno ai redditi più colpiti e possibili azioni in chiave di agevolazioni fiscali garantendo così una sufficiente tutela del potere d’acquisto delle famiglie, si potranno compensare, anche solo in parte, le perdite subite dall’inizio della crisi.

Dall’altro lato serviranno misure di sostegno per le imprese, quali un alleggerimento dei costi fissi (affitti, tasse locali, assicurazioni, ecc), anche per le realtà di medie e grandi dimensioni, per poter superare la crisi di liquidità e tornare a investire per contribuire concretamente alla rimessa in moto del Paese.

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