Buoni pasto: ancora in alto mare la soluzione alle distorsioni del mercato

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Il tema dei buoni pasto continua a essere una spina nel fianco e una generazione di costi impropri per distribuzione e pubblici esercizi. Un sistema nato per dare un servizio ai lavoratori si è trasformato in un meccanismo che si alimenta esclusivamente facendo pagare tutte le proprie distorsioni ai gestori finali del servizio, cioè appunto distribuzione, bar e ristoranti. Compreso il fatto di sopportare gli oneri dei mancati rimborsi da parte di società di emissione di buoni pasto che falliscono, per un apparato di controlli troppo lasco.

Più volte abbiamo denunciato la situazione, ai media e alle istituzioni coinvolte, ma gli interessi in gioco sono alti e nulla si muove. Così, per sostenere le gare Consip al massimo ribasso che premiano le società di emissione che garantiscono non le migliori condizioni complessive ma esclusivamente lo sconto più alto sul valore del buono, i soggetti che alla fine della filiera erogano il servizio ai lavoratori sono costretti a pagare commissioni che ormai risultano superiori al 20%, con punte vicino al 25%. Commissioni che consentono alle società emettitrici l’equilibrio del loro conto economico a fronte dello sconto concesso nelle gare Consip ma che rendono l’operazione per distribuzione e pubblici esercizi estremamente onerosa, facendone gli unici attori che filiera che subiscono lo stato delle cose.

Siamo di fronte a una situazione che non può andare avanti in questo modo, che deve essere affrontata e cambiata. Finora ci siamo mossi con attenzione e prudenza, ma ora stiamo valutando nuove azioni, ad esempio se e come portare all’attenzione dei nostri clienti il quadro che si è creato. Perché una soluzione va trovata, in tempi brevi.

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